“E poi, io il 29 luglio l’ho sempre odiato, almeno quando ero cinno.
Me li ricordo bene quei compleanni in una Carpi abbandonata per andare in riviera, dove era difficile respirare tanto comandava l’afa e il sole caldo segava il collo appena usciti di casa. Piazza dei Martiri deserta, i bar con le saracinesche abbassate e i parchi dove ero solito dare quattro calci al pallone, diventati rifugio per solitari pensionati armati di ventaglio e ghiacciolo al limone. Ricordo bene anche i cappelletti o le lasagne, meritato premio per aver aggiunto un altro anno alla mia vita e la torta alla frutta, tutte pietanze rigorosamente preparate da mia madre e poi adagiate in attesa del pranzo sulla solita tovaglia a quadratini bianco rossi. Ricordo gli auguri dei miei, di qualche parente e poi l’allegra richiesta in coro di esprimere un desiderio, e io che non sapevo mai cosa sognare davanti a quelle candeline.
Diventare il nuovo bomber del Bologna?
O uno che piaceva alle ragazze?
Di sicuro non il cantante di una band.”
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