Woody Guthrie, (anti)eroe del folk che alla fine degli anni Trenta ha di fatto inventato la canzone di protesta. Del quale il prossimo 14 luglio ricorrerà il centenario della nascita.
Un bianco di buona famiglia e – per nostra fortuna – pessime frequentazioni che incrociava la ballad country con il blues parlato, la ninnananna con l’epopea di Tom Joad già raccontata dal grande John Steinbeck in «Furore». Un militante sinceramente anti-fascista («Questa macchina uccide i fascisti», teneva scritto sulla chitarra), tacciato di comunismo nonostante non sia mai stato organico al partito. Un artista la cui influenza si sonda attraverso almeno settant’anni di musica e unisce stelle di prima grandezza del firmamento rock come Bob Dylan e Bruce Springsteen a protagonisti della scena indipendente contemporanea come Billy Bragg e i Wilco.
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