Anche il cielo a volte è antifascista (di Lella Costa)
La mia nonna materna, vedova e con 6 figli, che si rifiuta di iscriversi al partito fascista. La mia mamma che vola in bicicletta sul ponte del Tanaro, col cuore che fa le capriole, per portare un messaggio ad un fratello partigiano. Una mattina mi son svegliato o bella ciao, bella ciao, bella ciao. La mia insegnante di lettere del liceo che ci racconta di Villa Triste, e la voce le trema impercettibilmente. Io bambina nel paese di mia nonna, a un passo dalle Langhe, che ascolto zio Enzo raccontare il suo 8 settembre. Una frase, folgorante, di Giovanni Arpino (chissà, se fosse vivo oggi sarebbe “un comunista” anche lui…): “il partigiano onesto, l’uomo onesto, è un tale che un certo giorno ha ritenuto giusto smetterla di rafficare, e oggi è un talaltro che rimpiange giorno e notte di non aver rafficato abbastanza”. Ma mì, ma mì, ma mì, 40 dì, 40 nott. Pavese, Fenoglio, ancora le Langhe. “Il sentiero dei nidi di Ragno” di Calvino: il bambino Pin, il giovane comandante intellettuale e il suo “Ti amo, Adriana”. Ancora, l’introduzione che Calvino scrisse per la riedizione del libro, nel ’63 – forse la cosa più bella che abbia mai letto sul clima, lo spirito, il senso di quegli anni. Ora e sempre, resistenza. Il partigiano Johnny. Humphrey Bogart in “Casablanca”, quella Marsigliese che avrebbe potuto essere Fratelli d’Italia, o l’Internazionale. E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore. Levi e Vittorini. Pertini e Ingrao. Nome di battaglia: Lia. Fate largo quando passa la brigata Garibaldi. Le manifestazioni del 25 aprile, soprattutto quella del ’94, sotto una specie di diluvio – sembrava che anche il cielo, per una volta laico e antifascista, piangesse lo scempio di quei risultati elettorali. Son morti sui vent’anni, per il nostro domani, son morti come vecchi partigiani. Salvador Allende che muore con la pistola in pugno. Cile, Argentina, Grecia – nuove geografie, stesso fascismo. Venite a vedere il sangue per le strade. Palestina, Irak, Afghanistan. L’Italia ripudia la guerra – l’hanno scritto loro, quelli che l’avevano appena combattuta e subita, e volevano a tutti i costi che fosse l’ultima. I revisionismi, la memoria vigliacca, il tradimento della storia. Nella Macondo di “Cent’anni di solitudine” era stato perpetrato uno spaventoso eccidio di operai, ma quando non ci fu più nessun superstite a ricordare – a raccontare – se ne smarrì del tutto la memoria. Noi siamo qui per questo oggi: per raccogliere questa memoria, e custodirla gelosamente, e vivere per raccontarla, e raccontarla per vivere. Ora e sempre. Per sempre.
meraviglioso